ottobre 27, 2011

Rammstein - Herzeleid (1995)

Herzeleid è l'album di esordio dei Rammstein, un gruppo nato nella prima metà degli anni novanta che integra ai martellanti ritmi industrial le pulsazioni provenienti dalla musica dance. Il gruppo deve il proprio nome ad uno storico incidente aereo avvenuto in Germania nel 1988 e si fa notare dal vivo per i volumi assordanti di cui fa uso, le architetture luminose esagerate e i musicisti che esaltano l’atmosfera già immonda spesso anche indossando  maschere munite di lanciafiamme. Lo stile musicale, comunque, caratterizzato dalla salda matrice metal su cui si poggiano una strana propensione alla melodia e un giusto dosaggio di elettronica costituisce un interessante esempio di crossover.
Con Wollt Ihr Das Bett In Flammen (volete vedere il letto in fiamme?) ha inizio il viaggio di Herzeleid: un inno cupo e autoreferenziale che da subito scopre l’ambiguità palese del suono nel suo complesso. L’effettistica aliena che interviene a sostegno della componente ballabile convive con un riff cattivo di chitarra su cui solenne si innalza la voce del cantante Till Lindemann.
Con Der Meister la potenza delle chitarre è liberata completamente insieme a tutta l’energia fisica della danza contenuta nel brano. L’ingresso è una versione amplificata in ferocia delle ritmiche da sala da ballo di fine anni ’80. Vortici caotici deformano gli stacchi di rullante e conducono in ambienti quasi lisergici dove d’un tratto una melodia in maggiore risulta riconoscibile: è un volo strano e di pochi istanti, una sospensione fragile che termina non appena una raffica di doppio pedale arriva per strattonarci bruscamente. Il paesaggio intorno si fa più cupo fino all’impatto violento sul terreno duro, la continua evocazione del disastro aereo.
L’invincibilità del suono in  Weisses Fleich, totalmente tenuto sotto controllo, avanza come farebbe un carro armato di un esercito dominante  in un contesto bellico ad alta tensione. La sensazione di trovarsi dentro ad un incubo è inevitabile, assomiglia al sapere di essere poco lontani da un pescecane, a largo di un oceano buio.
Un concerto
Con una vena di tradizionale hard rock  Asche Du Asche comunque non manca di surreali sussurri ipnotici e un acido motivo di basso, ma i momenti di romanticismo più esplicito vengono raggiunti in Seeman dove delicato l’arpeggio di chitarra si sovrappone a un tintinnio di metalli dolci e il basso, dal suono ineditamente caldo, privato dell'abituale distorsore, armonizza un canto malinconico: è una canzone che non riesce a fare a meno della tensione metallara o del noise, rimanendo però dentro ad una sorta di rigore europeo da conservatorio. Nonostante la regolarità della struttura il brano risulta comunque ambiguo anche per la presenza della tastiera che interviene a sostegno della melodia rendendola più celeste, fino al ritorno dell'arpeggio iniziale.
In Du Reichst So Gut è uno stacco in pieno stile dance a segnare l'avvio. Così può partire una danza ossessiva e in qualche senso poco libera che trasporta in una città violenta con le strade che pullulano di automobili in corsa e con le sirene spiegate. Le svirgolate sulle note acute della chitarra risuonano in mezzo a distorti riff orchestrali sovraincisi. La voce ingorda è quella di un guru irritato, o di un re che parla ai suoi sudditi guardandoli dall'alto e  sostenuto da un organo che dona magia all'atmosfera. Il limite del brano è il ritornello che sembra richiami a certe banalità del punk rock che comunque, nel complesso, non infastidiscono più di tanto.
Completano l’album Heirate Mitch in cui oltre a sentire uno dei pochi assoli di tutto il disco la voce ricorda le iniziazioni a certi oscuri riti massonici alla Eyes Wide Shut,  Das Alte Leid dove domina l’heavy metal, Herzeleid con i suoi riff incisivi, il ritornello celebrativo e le dinamiche oscillanti,  la stupenda Laichzeit, un esempio perfetto di come i riff metallari possono fondersi alla techno e Rammstein che chiude l’album in maniera perfetta e che viene utilizzata da Lynch nel 1996 in Strade Perdute (insieme a Heirate Mitch)
Nel suo complesso il disco può forse risultare un po’ ripetitivo e non pienamente riuscito nel tentativo di rendersi originale attraverso la contaminazione di diversi generi, ma merita comunque di essere ascoltato se non altro per le sue intenzioni.

1 commento:

  1. BANG! BANG! FEUER FREI!19 aprile 2012 alle ore 17:28

    questi sono delle bestie!!! io questo album lo preferisco a sehnsucht, secondo me è più potente. però a mio avviso la loro pietra miliare rimane mutter. gran gruppo, che raggiunge il suo massimo dal vivo con dei concerti a dir poco dinamitardi!!! BANG! BANG! FEUER FREI!!!

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