febbraio 23, 2011

IL DISPREZZO



Film del 1963, tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia, regia di Jean-Luc Godard. Il cast è molto interessante: Brigitte Bardot (Camille Javal), Michael Piccoli (Paul Javal), Jack Palance (Jeremy Prokosch), Giorgia Moll (Francesca Vanini) e Fritz Lang (Fritz Lang).
BB è bellissima, sia bionda che bruna, ha già fatto impazzire tutti gli uomini del pianeta col suo musetto imbronciato e il suo accento delizioso, musa ispiratrice di vari artisti (un nome su tutti Andy Warhol), è tenera e allo stesso tempo sensuale ed elegante, anche quando dice le parolacce. Siamo in Italia, Camille è una giovane dattilografa che sposa Paul, uno scrittore di romanzi gialli scritturato dal produttore Prokosch per scrivere la sceneggiatura di un film sull’Odissea, rivisitato in chiave moderna e girato dal genio Fritz Lang nel ruolo di se stesso (si gira un film nel film, particolare curioso che riprenderà Truffaut in “Effetto Notte”). I titoli di testa sono narrati da una voce esterna e accompagnati dalla musica drammatica e struggente di George Delerue che si presenterà spesso, proprio quando lo spettatore ne avvertirà il bisogno. La voce cita il critico cinematografico Andrè Bazin: “Il cinema sostituisce al nostro sguardo il mondo che desideriamo” …continua poi: “Il Disprezzo è la storia di questo mondo”. In meno di due minuti si è già in uno stato di malinconia non indifferente. La scena si sposta in camera da letto dove Paul e Camille si scambiano dolci effusioni, lei è nuda (tra i nudi più belli della storia del cinema), morbida, qui i due si amano “completamente, totalmente, tragicamente”. La descrizione dei personaggi la si ha subito dopo, nella scena di Cinecittà: Prokosch si rivela uno scontroso e violento produttore affamato di successo, Francesca è la sua traduttrice-concubina in pieno stato di sottomissione al padrone, Lang è immenso come nella realtà, saggio e mai banale. Paul e Camille intraprendono un tragitto a senso unico pieno di dissapori, gelosie, silenzi che nella vita quotidiana sembrano macigni, scomparsa la complicità ora sanno entrambi che vanno incontro alla catastrofe e si lasciano trasportare via nella loro fragilità. La vita reale si intreccia al mito: Paul è come Ulisse, è solo, combatte una battaglia contro se stesso, è in viaggio come il personaggio omerico (non a caso il regista di tanto in tanto ci mostra le statue delle potenti divinità greche) ma il suo è un viaggio interiore. Camille vaga in uno stato di confusione che disorienta anche lo spettatore, non si capisce se mente o dice il vero, se lo ama ancora o no, è torturata dal dubbio, alla fine sarà costretta a scegliere. La parte finale del film è ambientata a Capri, in una delle ville di Prokosch dove girano le riprese del film, qui Camille per dimostrare il “disprezzo” nei confronti del marito si farà sorprendere volontariamente mentre bacia il bruto produttore innescando una serie di eventi. Nella realtà siamo a Villa Malaparte, capolavoro di arte moderna progettata da Adalberto Libera, situata su un promontorio che spunta dalle acque del Mar Tirreno, spettacolare. “Il Disprezzo” è fondamentalmente un film triste, drammatico, esalta i difetti dell’uomo e le sue debolezze, infatti la Bardot non ride quasi mai, i pochi sorrisi sono presto spezzati dall’infelicità che inesorabilmente ricade come una maledizione divina. Il film non è considerato una pietra miliare del genere, siamo al tramonto della “nouvelle vague”, i dialoghi sono sempre intelligenti, mai volgari, brillanti, grotteschi, una caratteristica del cinema godardiano, le inquadrature sono geniali. I riferimenti sono moltissimi: vengono citati Dante, Brecht, ma anche grandissimi del cinema come Griffith e Chaplin, le locandine affisse sono degli omaggi che il regista offre a Rossellini, Hawks, Hitchcock, perfino a se stesso con “Questa è la mia vita”. Ma l’omaggio più importante è sicuramente quello a Fritz Lang, lui non fa altro che essere se stesso, non fa altro che essere mitico. Nel film definisce “M” il suo lavoro migliore, davvero lo pensa, davvero è stato a colloquio con Goebbels (Ministro della Propaganda nel Terzo Reich) prima di fuggire in America, Lang confesserà poi questi aneddoti nel bellissimo documentario “Intervista a Fritz Lang” girato da un giovanissimo William Friedkin poco prima della sua morte. La collaborazione dei due mostri sacri Lang e Godard è da brivido, BB e Piccoli diventeranno dei grandi, “Le Mèpris” resta uno dei capolavori della storia del cinema. Da evitare assolutamente la versione doppiata in italiano, troppi i tagli, Godard la rinnegherà affermando che non esprime il reale significato del film, esiste una versione integrale sottotitolata in italiano.

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