febbraio 09, 2011

Californication: un romantico Sex and the City per maschietti


Attenzione! La lettura di quanto segue è sconsigliata alle persone più sensibili, prive di senso dell'umorismo e che non sopportano parole come sesso anale e anacoluto.
Facendo una speculazione prospettica, siamo diretti verso un futuro matriarcale: ci aspetta una società pullulante di api regine in cui il povero maschio asservito alla gleba fatica a farsi valere. Infatti, non grazie al femminismo, ma grazie a prodotti culturali di massa come Sex and the City, la donna ha fatto dei grandi passi avanti nell'autoaffermazione, prendendo consapevolezza del potere del proprio sistema ludico-riproduttivo e di conseguenza, nutrendosi delle orgasmiche rendite ottenute svendendoLa al miglior offerente, è riuscita finalmente a diventare il sesso forte, capace di far barcollare addirittura Capi di Stato di grande -ehm- rispetto. Per contro, l'uomo continua a farsi infinocchiare da disneyane favole d'amore ed a farsi sottomettere dallo strapotere del di lei pertugio, snaturando il fondamentale ruolo di bilancia sociale che ha il pene, in un processo di zerbinizzazione dilagante ed ormai probabilmente irreversibile.

Per provare a salvare l'agonizzante maschilismo - che quando è in salute tanto bene fa alle donne - Tom Kapinos e quelli della Showtime mettono su uno spettacolino niente male che è la perfetta sintesi di tutti i clichè esistenti: Hank Moody (David Duchovny) è lo scrittore niùiorchese bello e dannato in crisi creativa, Karen è la sua compagna e musa, la figlia Becca (concepita il giorno della morte di Kurt Cobain) l'ancora di salvezza di un uomo alla deriva in un mare di figa senza senso. Dopo essersi trasferita a Los Angeles, infatti, la coppia è andata in crisi ed il nostro eroe, mollato per l'insulso Bill, salta da un letto all'altro non tanto per vendetta quanto per disperazione, spupazzandosi con ridicola facilità le meglio fighe di L.A. ed avendo come unico riferimento morale la felicità della propria rock-figliuola. La faccenda però si complica quando scopriamo che una delle fighe suddette è minorenne e più vicina ad Hank di quanto lui possa immaginare.

Non è dunque l'originalità il pezzo forte di Californication: Bukowski più Lolita fratto vero amore è una equazione prevedibile, così come il finale del primo blocco di puntate. Eppure la serie è stata rinnovata fino alla quarta stagione - in uscita negli States da inizio 2011 - per il grande successo ottenuto. A cosa è dovuto?
Su tutto, i dialoghi: esilaranti non solo per i contenuti VM16 ma per il magistrale uso dello slang - da gustarsi rigorosamente in lingua originale visto il pessimo doppiaggio in italiano. Il cast è azzeccatissimo, le situazioni bizzarre compensano la stereotipia/antipatia di alcuni personaggi, la colonna sonora apprezzabilmente rock è godibilissima e spazia dai grandi classici a certo indie più attuale; e, come già detto, non mancano tette e culi, ingredienti fondamentali per la commedia perfetta.
Qua e là qualche citazione alta o rimandi culturali ammirevoli - ad esempio, i libri di Hank si intitolano come album degli Slayer - ma niente di troppo pretenzioso: cazzeggio puro e semplice, fottutamente ben fatto.

Brillante, volgare, fallocentrica: la serie ideale per insegnare ai maschietti il vero romanticismo.

Steno Tung

2 commenti:

  1. Applausi per la parte introduttiva. Condivido totalmente!

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  2. Rece azzeccatissima, serie tv altrettanto commercialmente azzeccata...anche se quando guardo Hank Moody non mi viene altro che pensare "I WANT TO BELIVE".... XD

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