marzo 27, 2011

Gli amori impossibili

La classe visionaria di Gus Van Sant, l’indole poetica di Sofia Coppola e la sensibilità orientale di Wong Kar-Wai: potrebbe essere un epiteto plausibile per introdurre il/al cinema di Xavier Dolan, giovanissimo cineasta e attore canadese (Québec, précisément).

Il lungometraggio, J’ai tué ma mère (Io ho ucciso mia madre), è il primo tassello di una struggente trilogia, in lavorazione, sugli amori impossibili: la storia semi-autobiografica che vede lo stesso Dolan protagonista interpretare magistralmente un adolescente in eterno conflitto con la madre(Anne Dorval). “On aime sa mère presque sans le savoir, et on ne s’aperçoit de toute la profondeur des racines de cet amour qu’au moment de la séparation dernière”, l’iniziale schermata nera su cui rifulgono lattiginosi questi versi di Guy De Maupassant condensa la serie di immagini vivide che ne seguiranno. La deflagrazione tra madre e figlio è il leitmotiv dell’intera pellicola: un incessante rinfacciarsi di promesse non mantenute, di abbandono, egoismo e assenza di amore. Attraverso primi piani in bianco e nero, catturati segretamente con una piccola videocamera, il sedicenne e omosessuale Hubert si racconta, e racconta il travagliato rapporto con la madre mediante auto-interviste toccanti che ripercorrono l’idilliaco legame di infanzia frantumatosi col passare degli anni. L’insperata riconciliazione finale, sfumata da vecchi filmini in super8 su commoventi note di pianoforte, si concretizza nel luogo dell’infanzia di Hubert, sul retro della casa in campagna, sulla roccia, altare dell’amore incondizionato. Appena ventenne, Xavier Dolan, con questo folgorante debutto attira l’attenzione di pubblico e critica aggiudicandosi importanti riconoscimenti al festival di Cannes del 2009 (Premio Art Cinéma, Premio SACD e Premio Regards Jeunes), e quattro nomination all’oscar francese, il César.

L’atteso ritorno dietro la macchina da presa, e anche narcisisticamente davanti, si realizza nel 2010 con Les amours imaginaires.

Altra citazione, di Alfred De Musset questa volta, apre il film: ”Il n’y a de vrai au monde que de déraissoner d’amour”, ovvero non c’è niente di vero al mondo oltre all’amore folle, l’amour fou. Bissa e va oltre il successo del 2009, incantando nuovamente Cannes e facendo incetta di premi al Sydney Film Festival. La forte amicizia, fratellanza, tra Francis (lo stesso Dolan) ragazzo sensibile e omosessuale, e Marie (Monia Chokri) affascinante silfide nevrotica, viene messa in subbuglio dalla comparsa in scena del bell’Adone Nicolas (Niels Schneider). Nicolas con affilata civetteria e atteggiamenti ambigui farà esplodere una silente gelosia e rivalità tra i due amici diventando il recondito desiderio, ”la possibilità di essere amati, non di amare” dice Dolan. L’utopia del menage a tròis, Truffaut docet, avrà il suo culmine sul tappeto paglierino di foglie d’autunno, durante un apparente pacifico week-end in campagna, quando i due amici s’azzufferano animalescamente per contendersi il bell’Adone che interverrà dolceamaro chiosando come un dio “chi mi ama mi segua”. Latitante dai due, dopo l’episodio che ha svelato i sentimenti “pericolosi” e scottanti di Francis e Marie, verrà ancora conteso, ma a distanza, con frenesia isterica, ultimi bagliori di uno stremato amour fou. Nicolas diverrà un miraggio rarefatto, stordimento della memoria; la lenta “morte” di Adone, pur sofferta da parte di Francis e Marie, non spingerà i due amici a battersi il petto e a strapparsi le tuniche come suggerì Saffo, ma a ricongiungersi, ritrovare il primordiale legame. Come nel precedente film, il flusso narrativo è frammentato: zoom dinamici ghermiscono espressioni, parole sulle piccole e grandi delusioni d’amore, sulle attese e speranze, sugli amori impossibili di ragazzi di vita. “Non è un film generazionale, è un film sulla giovinezza !” tuona Dolan.

Il suo cinema ammalia con quel tocco onirico nei disperati amplessi, succhiati alla vita, suggellati con leggiadri frammenti à la Gus Van Sant (riprendono gli amplessi stigmatizzati in fotogrammi di My own Private Idaho) girati alla moviola con grazia rigogliosa. Le inquadrature oculate, le pose studiate e languide alla ricerca di una staticità compositiva pittorica, fotografica rievocano la Coppola più ispirata, superandola. La sensibilità ed eleganza della camera che lemme sfila come un ombra sui corpi disegnando precise pennellate tese a intingere volti, profili, corpi in un effluvio epico, rifinito da una colonna sonora di gran classe, ricordano il Wong-Kar-Wai di In the mood for love e 2046. Torreggia la commovente Bang bang interpretata da Dalida e che risuonerà spesso durante il film e svettano brumose note di trascinante emotività: Pass this one dei The knife, congelerà il parallelismo immaginario tra Nicolas e la statua di Adone, Keep the streets empty for me dei Fever ray, sigillerà la pittoresca sceneggiata di campagna. La costante ricerca di epicità, di “estrema bellezza” direbbe l’edonista Dolan, tra suono e immagine è la chiave del suo cinema: cesellare prodigiose sequenze in slow (e)motion, quasi a voler esorcizzare tempo e materia, scavando un passaggio di segreta connessione, sympatheia tra spettatore e attore, tra pubblico e divo/a (espliciti riferimenti a Jeams Dean e Audrey Hepburn) in una celebrazione dell’eterno culto della bellezza. Xavier Dolan è il nuovo dandy del cinema: “adorable e formidable“ direi, citando un brano dei suoi adulati Viva la fete.

A giorni inizieranno le riprese del nuovo film, la cui uscita (non in Italia come del resto per i precedenti film e lo stesso regista se ne rammarica) è prevista per il 2012: Laurence anyways, la storia ambientata negli anni ottanta di una transessuale, chiuderà la trilogia e avrà come protagonista Melvil Poupaud, attore feticcio di un altro celebre e giovane regista, il prolifico francese François Ozon. E Ozon è sicuramente un modello importante per Dolan, soprattutto per le tematiche trattate: l’omosessualità (biografica, visto che entrambi sono apertamente gay), i delicati rapporti interpersonali, le incomprensioni d’amore, la giovinezza, GLI AMORI IMPOSSIBILI.


http://www.youtube.com/watch?v=tDa0CkKjfsk J'ai tué ma mère trailer
http://www.youtube.com/watch?v=znpU_Aup-Bg Les amours imaginaires trailer

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