gennaio 31, 2011

Verdena


29-1-11 Rivolta PVC – Marghera (Venezia)


A tre anni di distanza da Requiem è uscito Wow, il nuovo mastodontico (è un doppio) album dei bergamaschi Verdena. Dopo averci abituati a sonorità grunge-stoner come non se ne sentiva da tempo in Italia (si sono mai sentite?) la band mischia non poco le carte in tavola e offre un album dalle più svariate soluzioni melodiche, con frequenti escursioni e digressioni in territori ora pop, ora prog, ora entrambe, che allontanano definitivamente il combo dalla intramontabile forma canzone. Insomma, disco non facile e soprattutto lungo, da ascoltare fino alla fine. L’occasione per seguire questo nuovo lavoro dal vivo quindi è stimolante. Facce consumate e fan dell’ultim’ora affollano il Rivolta. Pronti via e dopo l’intro musicale di Adoratorio il trio ci porta subito nel sound di Wow (Scegli me e il suo naturale contrappunto Per sbaglio). I primi tre brani scivolano via senza intoppi, poi di colpo si riemerge tra i ricordi attraverso le schitarrate di Spaceman. Ma non c’è tempo, pochi cazzi, il presente incombe: la breve e aggressiva Lui gareggia si tira dietro il riff di Mi coltivo, dal vivo di grande effetto. Da qui, ha inizio un trittico più disteso che comincia con Il caos strisciante (anche questa congeniale alla dimensione live), passa per Castelli per aria e finisce al nuovo singolo Razzi, arpia, inferno e fiamme. Un colpo di reni ed è subito Muori delay per la gioia degli astanti, quindi Miglioramento (“l’unico pezzo dei Verdena con un testo decente” Milk), le incombenti Il nulla di o e Rossella roll over, e poi ancora uno schizzo di passato col punk di Viba. La zoppicante Badea blues e Loniterp (potenziale singolo se durasse un minuto in meno) intermezzano un’ulteriore capatina nel tempo che fu con Starless. Chiudono il concerto Sorriso in spiaggia PT. 1 e una potentissima Isacco Nucleare. Ma i Verdena si fanno il culo, suonano, e concedono ben 4 bis (tra i quali una violenta Was? che sfiora l’hardcore e un’altrettanto pesa Don Callisto) per un totale di due ore abbondanti di live set. Dal vivo il trio dà il meglio di sé: Luca è un animale in gabbia che solo il drumming potente, preciso e attento può liberare, Roberta sostiene la ritmica attraverso bordate di basso quasi mascoline ma con la sensibilità che solo il gentil sesso possiede, Alberto domina la chitarra e si avvinghia sul microfono, urla, si strozza, prende fiato, urla ancora. D’altronde i Verdena sono un’eccezione (ormai di lunga data) nel povero panorama del rock nostrano; lontani dai clichè e dal mainstream, l’attitudine è quella di imbracciare gli strumenti e suonare, senza fronzoli, sottolineare il valore della propria musica (e della sola) anche a scapito di testi in pochissimi casi apprezzabili. Ce ne fosse di gente che parla meno e suonasse di più.


Brother James

2 commenti:

  1. Amo Roberta dai tempi di Valvonauta! Grande disco

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  2. ottima recensione... devo solo decidere se andare a vederli a bologna o a firenze!

    Franz

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