gennaio 20, 2011

Una volta tanto, un prete ci apre la mente


E' ben noto come convenga stare alla larga da gentaglia come preti, vescovi e cardinali.
Tuttavia - non me ne abbiate - mi permetto di portare alla vostra attenzione una notevole eccezione: Il reverendo inglese Edwin Abbott.
Autore di numerose opere di carattere teologico, pedagogico e saggistico, questo illuminato rappresentante del clero della fine dell'ottocento (prese i voti nel 1862) era una mente aperta e dotata di un brillante ragionamento scientifico, cosa alquanto rara all'interno della casta degli amici di Gesù. Una prova abbastanza lampante è la sua teorizzazione multidimensioniale della realtà, che ha anticipato di circa trent'anni, quantomeno nelle tematiche, un certo Albert Einstein, ideatore della teoria della relatività. Questo è apprezzabile in Flatland, racconto fantastico a più dimensioni del 1884 (edito in Italia da Adelphi a partire dal 1996), che ha reso Abbot celebre ai NERD di tutto il mondo.
Il protagonista del libro è un Quadrato medio-borghese che vive in Flatlandia, una terra piatta, a due dimensioni. I Triangoli sono soldati appuntiti, le donne Rette pericolosissime e così via, in una brillante gerarchizzazione geometrica di una società dove non mancano ovviamente i capi, cioè i Circoli, approssimabili a poligoni di infiniti lati. Tra le innumerevoli spiegazioni che l'autore ci porta, c'è spazio per tutto: dalla vita di tutti i giorni (riconoscersi è davvero arduo in un mondo 2D), all'istruzione, all'arte.
Alcuni potranno trovarne noiosa la lettura: la logica e la geometria sono robe da sfigati con gli occhiali spessi, non c'è azione nè sesso nè violenza e tutte quelle cose che piacciono a noi-giovani-moderni; ma la scrittura è colta pur rimanendo accessibile, nonchè velata da una distaccata ironia. Dopo l'indispensabile introduzione descrittiva (circa metà del libro), un sogno premonitore e uno straniero alquanto insolito lasceranno spazio alla storia vera e propria, un tentativo di rivoluzione quantomeno nel mondo delle idee. L'intento del libro è infatti tanto pedagogico quanto sovversivo: ricordare di porsi sempre domande, di dubitare dello status quo, di non domare mai la propria curiosità, di cercare di continuare sempre a guardare "verso l'alto, ma non verso Nord".

3 commenti:

  1. Interessante... Finalmente un consiglio di lettura che non sia Hermann Hesse

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  2. Che cazzo hai da dire sugli amici di Gesù?
    Bella recensione,mi ha incuriosito molto

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