
E' ben noto come convenga stare alla larga da gentaglia come preti, vescovi e cardinali.
Tuttavia - non me ne abbiate - mi permetto di portare alla vostra attenzione una notevole eccezione: Il reverendo inglese Edwin Abbott.
Autore di numerose opere di carattere teologico, pedagogico e saggistico, questo illuminato rappresentante del clero della fine dell'ottocento (prese i voti nel 1862) era una mente aperta e dotata di un brillante ragionamento scientifico, cosa alquanto rara all'interno della casta degli amici di Gesù. Una prova abbastanza lampante è la sua teorizzazione multidimensioniale della realtà, che ha anticipato di circa trent'anni, quantomeno nelle tematiche, un certo Albert Einstein, ideatore della teoria della relatività. Questo è apprezzabile in Flatland, racconto fantastico a più dimensioni del 1884 (edito in Italia da Adelphi a partire dal 1996), che ha reso Abbot celebre ai NERD di tutto il mondo.
Il protagonista del libro è un Quadrato medio-borghese che vive in Flatlandia, una terra piatta, a due dimensioni. I Triangoli sono soldati appuntiti, le donne Rette pericolosissime e così via, in una brillante gerarchizzazione geometrica di una società dove non mancano ovviamente i capi, cioè i Circoli, approssimabili a poligoni di infiniti lati. Tra le innumerevoli spiegazioni che l'autore ci porta, c'è spazio per tutto: dalla vita di tutti i giorni (riconoscersi è davvero arduo in un mondo 2D), all'istruzione, all'arte.
Alcuni potranno trovarne noiosa la lettura: la logica e la geometria sono robe da sfigati con gli occhiali spessi, non c'è azione nè sesso nè violenza e tutte quelle cose che piacciono a noi-giovani-moderni; ma la scrittura è colta pur rimanendo accessibile, nonchè velata da una distaccata ironia. Dopo l'indispensabile introduzione descrittiva (circa metà del libro), un sogno premonitore e uno straniero alquanto insolito lasceranno spazio alla storia vera e propria, un tentativo di rivoluzione quantomeno nel mondo delle idee. L'intento del libro è infatti tanto pedagogico quanto sovversivo: ricordare di porsi sempre domande, di dubitare dello status quo, di non domare mai la propria curiosità, di cercare di continuare sempre a guardare "verso l'alto, ma non verso Nord".
Tuttavia - non me ne abbiate - mi permetto di portare alla vostra attenzione una notevole eccezione: Il reverendo inglese Edwin Abbott.
Autore di numerose opere di carattere teologico, pedagogico e saggistico, questo illuminato rappresentante del clero della fine dell'ottocento (prese i voti nel 1862) era una mente aperta e dotata di un brillante ragionamento scientifico, cosa alquanto rara all'interno della casta degli amici di Gesù. Una prova abbastanza lampante è la sua teorizzazione multidimensioniale della realtà, che ha anticipato di circa trent'anni, quantomeno nelle tematiche, un certo Albert Einstein, ideatore della teoria della relatività. Questo è apprezzabile in Flatland, racconto fantastico a più dimensioni del 1884 (edito in Italia da Adelphi a partire dal 1996), che ha reso Abbot celebre ai NERD di tutto il mondo.
Il protagonista del libro è un Quadrato medio-borghese che vive in Flatlandia, una terra piatta, a due dimensioni. I Triangoli sono soldati appuntiti, le donne Rette pericolosissime e così via, in una brillante gerarchizzazione geometrica di una società dove non mancano ovviamente i capi, cioè i Circoli, approssimabili a poligoni di infiniti lati. Tra le innumerevoli spiegazioni che l'autore ci porta, c'è spazio per tutto: dalla vita di tutti i giorni (riconoscersi è davvero arduo in un mondo 2D), all'istruzione, all'arte.
Alcuni potranno trovarne noiosa la lettura: la logica e la geometria sono robe da sfigati con gli occhiali spessi, non c'è azione nè sesso nè violenza e tutte quelle cose che piacciono a noi-giovani-moderni; ma la scrittura è colta pur rimanendo accessibile, nonchè velata da una distaccata ironia. Dopo l'indispensabile introduzione descrittiva (circa metà del libro), un sogno premonitore e uno straniero alquanto insolito lasceranno spazio alla storia vera e propria, un tentativo di rivoluzione quantomeno nel mondo delle idee. L'intento del libro è infatti tanto pedagogico quanto sovversivo: ricordare di porsi sempre domande, di dubitare dello status quo, di non domare mai la propria curiosità, di cercare di continuare sempre a guardare "verso l'alto, ma non verso Nord".
Interessante... Finalmente un consiglio di lettura che non sia Hermann Hesse
RispondiEliminaChe cazzo hai da dire sugli amici di Gesù?
RispondiEliminaBella recensione,mi ha incuriosito molto
Never trust a Hippy!
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