aprile 05, 2011

Lucore di galassia

Dean Wareham, Naomi Young, Damon Krukowski tre ragazzi frequentanti la Harvard University, a Cambridge, nel Massachussets, diedero vita, quasi per gioco, ad una parabola musicale orientata verso il dream-pop; un pop sognante dalle venature psichedeliche, dalle lunghe cavalcate visionarie di chitarra che ha saputo scaldare gli animi sensibili di una generazione stravagante. Trasognati messaggeri che fagocitarono la lezione dannata dei Velvet Underground e quella maudit di songwriter malinconici (Cohen, Drake, Buckley), figli senza fiori dell’estate dell’amore, attraversarono l’olimpo etereo del rock scagliando tre pietre miliari a cavallo tra gli anni ottanta e i novanta: Today, On fire e This is our music. Il loro nome era Galaxie 500. Tugboat “I don't wanna stay at your party I don't wanna talk with your friends I don't wanna vote for your president I just wanna be your tugboat captain It's a place I'd like to be “ celebri sono i versi di Tugboat, primo singolo della band, il loro cavallo di battaglia, successivamente inserito nel primo disco Today, che farà capitolare niente meno che Mark Kramer, figura di spicco della scena musicale newyorkese. Egli imprimerà il suo prezioso “spirito” musicale sul sound dei tre ragazzetti inesperti, non - musicisti, diventando mentore della band che verrà subito agganciata dall’Aurora di Alghini: è il 1988 quando viene rilasciato il loro primo disco. Sembra di immergersi in una jam session lisergica plasmata in una avvolgente ninna nanna velvettiana: le trame, ancora acerbe, vengono ricamate dai lunghi soli di chitarre laide del grunge che insorge sull’altra sponda americana. “I can never call you down, I can never turn you around, I can never bring you flowers, I can never turn you around, I can leave when you’re sleeping, I can live inside your dreams “ è l’iniziale Flowers, i fiori del male, spine e insidie di un’ esperienza onirica lontanissima dalla realtà. Fa eccezione Oblivious, che riprendendo il ritmo ilare di Parking lot, spicca per la sua melodia spensierata e briosa impreziosita dall’armonica giuliva. Don’t let our youth go to waste, cover di Jonathan Richman, affresco di ansia giovanile, generazionale, irrompe col pulsare della batteria di Krukowski e il rombare della chitarra di Wareham che prepara il sentiero fatato coinvolgendoci in un’atmosfera allucinata degna degli Spacemen 3; in It’s getting late la chitarra levita ululante nel trionfante finale (che vorrei non finisse mai !) per poi ritornare aggressiva nella cavalcata strumentale 60’s (Instrumental) che sfocia nella suggestiva King of Spain. Nel mezzo spicca la pregevole Temperature’s rising e il già citato e imprescindibile singolo Tugboat. Thurstone Moore, chitarrista dei Sonic Youth e una delle personalità musicali più influenti del tempo, definisce Today il miglior album di chitarra del 1988. È il 1989 quando i Galaxie si consacrano con l’album ritenuto, da molti critici, che li avevano accolti freddamente al debutto, il loro capolavoro: On fire. Non è un caso il sodalizio con la Rough Trade. “Life sucks again watching trees decompose” declama la voce di Wareham, flebile e sofferente sommersa dalle brumose schegge melanconiche del sax. Una ballata languida, il momento più alto del disco, se non di tutta la discografia del trio. “When, when will you come home? Now, I’m crawling on the floor, making noises like a dog, making noises you can’t hear” canta Dean in When will you come home, un disperato bisogno di amore, d’illusione come linfa vitale, nella scorata discesa verso l’oblio, la solitudine. When will you come home Solitudine e sconforto rifulgono anche in Strange, inno dei Galaxie: “Why's everybody actin' funny?/ Why's everybody look so strange?/ Why everybody look so pretty?/ Why do I want with these all things?": compassione e misantropia sgorgano dalle corde vocali dilaniate di Wareham, sull’orlo del pianto, in coda in un drugstore, attesa e indifferenza della quotidianità. Brillano anche le cover di George Harrison (Isn’t it a pity) dei Red Crayola (Victory Garden), e dei Joy Division-New Order (Ceremony) così ben amalgamate da sembrare pezzi partoriti dalla mente del trio. La band raggiunge, soprattutto in Inghilterra, un successo notevole che in patria stenta ad arrivare sepolto dalla polvere dell’underground. Ma qualcosa all’interno del gruppo comincia a scricchiolare: l’amicizia, che li aveva portati ad imbracciare gli strumenti e a comporre musica, va lentamente dissolvendosi. Fortunatamente, c’è tempo per un altro disco, prima che Wareham lasci il gruppo per fondare i Luna, e i due abbandonati, Damon & Naomi proseguino la loro carriera sfornando dischi di discreta fattura (l’ultimo, False beats and true hearts, in uscita a maggio). Nel ’91 tornano sulle scene con il loro terzo ellepì, This is our music: questa è la nostra musica, titolo significativo che sigilla l’esperienza musicale dei Galaxie 500. L’album percorre gli anfratti sperimentali dei due dischi precedenti, anche se si discosta leggermente: le canzoni suonano ammantate da una patina rarefatta e serafica. This is our music è un diamante levigato rispetto ai primi due album e con maggior spazio riservato alle vorticose e psichedeliche chitarre cullate da flauti bucolici (Way up high) e tenue tastiere (Spook) distillate dai luccicanti anni ottanta. L’inizio è siglato dal clangore pirotecnico di 4th of July, memorabile. 4th of july Ma l’album tracima di perle, di classici: Hearing voices, allucinazioni sonore spingono ad udire voci in qualche luogo distante, a posare l’orecchio contro la parete fredda, ad ascoltare il proprio respiro, la propria memoria. Listen, the snow is falling di Yoko Ono interpretata dall’ elegante bassista Naomi fa rizzare i peli e contorcere la schiena in un brivido leggiadro fino all’ardente assolo di chitarra che chiude i sette minuti di estasi. In Melt away Wareham canticchia sornione “Melt away, I wanna melt away” acuti versi che sanciscono la fine di un disco, di una “trilogia” dello spleen; si spengono i riflettori, il sogno svanisce e resta la voglia di scomparire “ … but still I can’t be seen …”. Le fotografie sbiadite, le luci soffuse, i colori svigoriti annunciano il passaggio dai sfavillanti e paiettati anni ottanta agli slabbrati e laceri novanta, il decennio dei losers. Questo è ciò che incarnano i Galaxie 500: il trapasso di un’era glitterata, una generazione post-moderna, gommacea e detritacea. Le recenti ristampe del loro materiale confermano l’importanza dell’eredità indispensabile donata agli anni novanta e non solo. Il suono dell’inconfondibile chitarra spartana, il lucore di una galassia crepuscolare, si è rivelato vitale per band come Low (lanciati dallo stesso Kramer), Red House Painters e Mazzy Star, per citarne alcune. Un suono psicotico, mistico, graffiante ed evanescente riconoscibile al primo accordo e difficile da dimenticare.

6 commenti:

  1. Nel lontano 1988 esordiscono con un'autentica pietra miliare (l'album che preferisco) uscendo di scena ''in punta di piedi''. Una carriera fulminea che ha influenzato la generazione narcolettica degli anni '90. Una band adorabile.Ah,hai dimenticato di scrivere che la copertina di Today,rientra tra le più belle della storia della musica,e te l'ho anche regalato in vinile! D'altronde cosa rimane di una galassia quando muore?Fortuna che ci restano anche queste immagini indelebili.

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  2. Galaxie 500...come con "semplicità" possono essere raggiunte atmosfere incantatrici...
    di Damon & Naomi è molto gradevole l'album "with Ghost" del 2000 con l'omonimo gruppo folk-psicheelico giapponese...
    ormai non mi stupisco più dell'eleganza di queste recensioni...
    "Antoine Doinel" è un maestro di stile...

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  3. I galaxie 500 sono stati una preziosa meteora di un periodo musicale pazzesco, irripetibile.Di Damon & Naomi mi piace molto il primo disco "more sad hits" e il nuovo singolo Walking backwards, ascoltabile sul loro sito, è davvero una gemma di rara bellezza. grazie per il complimentone.

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  4. Dean & Britta a Maggio saranno di scena per due date in italia (Bologna e Pisa). Gran gruppo (today gran disco) ma per il "genere" preferisco Spaceman 3 o Spiritualized.

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  5. Non so dirtelo se suonano i pezzi dei Galaxy.

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