settembre 06, 2011

Singolarità di una ragazza bionda, un film di Manoel De Oliveira.



Lisbona è una cartolina col suo statuario panorama, una semplice città, caotica come altre, universale, e da lontano la si spia, troppo lontano da essere quasi invisibile, un fantasma d’amore dietro le tende della finestra di fronte, percepito e trasudato attraverso la foggia diafana di un velo come in un sogno o in un ricordo distante. E infatti stiamo fuggendo, il fischio del treno ci chiama a dimenticare.

La singolare ragazza bionda, la femme d'à côté aleggia lo spirito romantico e di devozione spiccatamente ottocentesco tanto caro a Truffaut - farà la sua apparizione dalla finestra di fronte dell’ufficio di Macario (Riccardo Trepa), l’eroe dal cuore affranto, stravolgendogli la vita. Una sventura, così racconta alla sconosciuta nel treno, una donna qualsiasi capitata al suo fianco, una/o qualsiasi spettatore del viaggio - quello che non vuoi dire alla tua donna, quello che non vuoi dire al tuo miglior amico, dillo ad uno sconosciuto, recita una voce off poco dopo i titoli di testa, forse il pensiero ossessionato del protagonista stesso.

Il suo spirito irrequieto e le sue parole madide di sofferenza ci proiettano verso l’innamoramento, permeato di un romanticismo dostoevskiano --–… all’improvviso, per caso, alzo gli occhi – davvero, il cuore mi ha dato un balzo ! Come avevate capito bene quello che desiderava il mio cuore ! (povera gente) -- dove il morboso carteggio tra Makar e Varvara viene custodito da segrete attese e sguardi languidi tra Macario e l’incantevole ragazza bionda, Luisa (Catarina Wallestein).

Dopo aver chiesto la mano alla madre della ragazza, Macario deve scontrarsi contro l’austerità, che cinge il ridicolo, di suo zio Francisco che intransigente non concede alcuna possibilità di matrimonio. Costretto a lasciare casa e lavoro viene spedito a Capo Verde per affari da dove ritorna con un’ingente somma di denaro, la dote utile per l’agognato e indissolubile sogno d’amore. Ma il suo casuale benefattore, l’uomo dal cappello di paglia, si rivelerà una canaglia trascinando Macario nel baratro. E proprio quando tutto sembra perduto e l’uomo si appresta a lasciare nuovamente Lisbona e la bella Luisa, per risollevare la drammatica situazione finanziaria, ecco l’inopinata mossa dello zio Francisco che riaccoglie il nipote sotto la sua protezione. Il matrimonio s’ha da fare.

Il film è una favola dal sapore amaro, tratta dal racconto di Eca de Queiroz, e tradotta con una sceneggiatura intrisa di sospensione e immobilità letteraria - il cinema portoghese è storicamente e intrinsecamente legato alla letteratura - riadattate ai tempi moderni, al nuovo millennio.


Una poesia in cui la bellezza singolare di una ragazza bionda si cela con civetteria dietro uno splendido ventaglio cinese, in cui i corpi degli amanti, appartati fuori campo, vengono catturati attraverso le loro ombre proiettate sui gradini di una scalinata e in cui un bacio viene scortato da una gamba sollevata all’indietro a mezz’aria.

L’inossidabile Manoel De Oliveira, appena superato il secolo di vita, afferra col minimale occhio bressoniano – e il suo pessimismo, quello de l’argent, indagatore della corruzione morale dell’uomo - inquadrature statiche ad incidere gli attori in pose scultoree, e anche un teatrale e spiazzante risvolto finale, dove il corpo della donna a lungo desiderata giace inerte e abbandonato su di una poltrona sfumando ogni ombra di lieto fine - e il mondo sembra non aver più bisogno dei sentimenti e insegue un futile cappello, e il mondo sembra aver dimenticato la dignità e nasconde in una mano un anello dalla pietra preziosa.



P.S. il film, della durata di un'ora, è interamente visionabile su youtube diviso in 5 parti e in lingua originale e con sottotitoli in italiano (non proprio impeccabili), qui la prima parte: http://www.youtube.com/watch?v=OgNA9VQyWvk


1 commento:

  1. gran bel film, De Oliveira è un maestro, Lisbona spettacolare. Peccato solo per i sottotitoli della poesia

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