luglio 07, 2011

And what exactly is a dream ? And what exactly is a joke ?





Cambridge, pomeriggio di un giorno di fine anni '50. Un adolescente di nome Roger Keith Barrett sorseggia del tè seduto comodamente su una poltrona, mentre ascolta con suo padre dischi di due vecchi bluesmen americani, Pink Anderson e Floyd Council. Il ragazzo, ammaliato da quelle arrochite voci, scortate da note blues rudi e sghembe, chiede in regalo a sua madre una chitarra acustica per il suo quattordicesimo compleanno. Da quel fatidico giorno casa Barrett, ogni sabato pomeriggio, diventa la meta di giovani appassionati di riff, vinili ed erba.

Presto a Roger gli viene affibbiato il nomignolo di Syd come un batterista del posto, suo omonimo, assiduo frequentatore di un locale jazz, il River Side, in cui il ragazzo ogni giovedì sera scruta le movenze, gli accordi e le melodie dei musicisti immersi nelle loro interminabili jam session.

Qualche anno più tardi, nella prima metà degli anni '60, Syd è a Londra: studia arte all’università dato che sin dai tempi del liceo viene assorbito dalla passione per la pittura. Condivide un appartamento con lo studente di architettura Roger Waters, anche lui di Cambridge, una vecchia conoscenza. I due convogliano la loro energia e creatività artistica in una band: i Pink Floyd, connubio dei nomi dei due musicisti che stregarono Syd. Nick Mason alla batteria e Richard Wright alle tastiere completano la formazione.

Il singolo d'esordio Arnold Layne vede la luce nel marzo del '67: è un brano bizzarro scritto da Barrett che narra la storia di un uomo con lo strano hobby di travestirsi da donna rubando abiti appesi agli stendipanni. Il brano andrà incontro alla censura, ma proprio l’intervento provvidenziale di quest’ultima finirà per giovare alla band.

Dopo Arnold Layne, nel giugno del '67, è la volta di See Emily Play che raggiunge in fretta le vette delle classifiche in UK. Il loro nome comincia a circolare in Inghilterra e con trepidazione s’attende il loro exploit, la consacrazione a vera band, la prova del debutto lungo. E' l'agosto del 1967 quando viene rilasciato dalla EMI The piper at the gates of a dawn, il pifferaio ai cancelli dell'alba, album psichedelico che racconta di viaggi spaziali e interstellari, disco i cui solchi sono infestati dalle peripezie di uno strano gatto, uno gnomo e uno spaventapasseri.

Senza dubbio il disco è il manifesto della musica inglese del tempo: canzoni impastate di vividi colori, di acide pennellate, di un’atmosfera fiabesca e onirica. L’album porta per dieci undicesimi la firma del genio di Barrett: è lui l’anima, il trascinatore, il leader dei Pink Floyd.

Durante le registrazioni del disco, negli studi di Abbey Road, Syd conosce John Lennon, impegnato coi Beatles nella lavorazione del loro sergente Peppers. Con Mr. Lennon c’è subito una forte attrazione: condividono oltre alla passione per la musica, quella per l' LSD, una dilagante droga e moda importata dalla West Coast che spopola anche nella Swinging London e nella Londra psichedelica dell’Ufo Club.

Ma il peso del successo raggiunto con la sua mente allucinata comincia a schiacciarlo - sono un uomo pieno di polvere e chitarre – usava dire.

Dopo la disastrosa tournèe americana

- in cui Syd s’accascia sul suo amplificatore, scordando continuamente la sua Fender specchiata per strapparle vagiti lancinanti sovrapposti a suoni evanescenti e intrisi di feedback ed eco, o in show televisivi dove, con fermo atto di derisione del playback, resta impalato con la bocca chiusa, assorto nei suoi viaggi -

la band decide di affiancargli il suo vecchio e caro amico David Gilmour, chitarrista turnista dotato di tecnica sopraffina e di un talento raro.


Syd ormai è solo l'ombra di sé stesso: il continuo abuso di acido, la personalità imprevedibile, offuscata dai crucci e dalle piume da star, e le sceneggiate bizzarre -– l’ultima è la proposta di una nuova canzone dal beffardo titolo Have you got it yet ?, non l’hai ancora capito, in cui invita il resto della band a seguirlo in un estenuante e continuo travisamento del ritmo e della melodia di un’errante marmellata musicale - esasperano Waters a tal punto da proporgli un ruolo alla Brian Wilson, il leader dei Beach Boys: continuare a scrivere e registrare le canzoni in studio, escludendolo dai concerti. Ma la proposta viene rispedita al mittente proprio quando si credeva di averlo convinto. E irrimediabilmente Gilmour rimpiazza, in maniera definitiva, Barrett, dopo una vana prova di formazione a cinque.

E’ il ’68 quando i Pink Floyd voltano pagina pubblicando A saurceful of secret, il loro secondo album. Syd sui titoli di coda scrive il suo toccante manifesto d'addio, Jugband blues, che sigilla la sua esperienza con il gruppo.

Roger Waters ghermisce il timone della nave e con lui inizia una nuova epoca costellata, soprattutto negli anni ’70, da clamorosi successi commerciali che spingono i Pink Floyd sul tetto delle classifiche mondiali.

D’altro canto Barrett scompare dalla scena musicale inglese per poi ritornarci due anni più tardi, nel '70 precisamente. E' l'anno in cui Barrett supportato dai suoi compagni floydiani - impegnati nell’altro studio dell’Abbey Road nelle registrazioni della colonna sonora del film More - e da Robert Wyatt dei Soft Machine registra i suoi due album solisti: The Madcap Laughs e Barrett.

Madcap col celebre scatto in copertina di Mick Rock

- che ritrae Syd nel suo appartamento di Londra, un animale spaventato ma che ancora si atteggia da icona del mondo pop inglese -

presenta canzoni memorabili, melodie acide e a tratti svogliate.

Il suo cantautorato ispirato al poeta e musichiere beat d’oltreoceano Bob Dylan verte su un suono lo-fi, appositamente scevro di tecnicismi, lungi dagli effetti altisonanti del passato, un rumorismo via via smunto e svigorito teso verso testi ironici e introversi; come un Oscar Wilde della musica, la sua arte coincide indissolubilmente con la sua vita.

Sempre durante lo stesso anno Syd registra il secondo disco solista, l’omonimo Barrett, con in copertina un suo vecchio dipinto raffigurante alcuni insetti. Le registrazioni del secondo disco sono ancora più sofferte del primo, a causa del suo instabile stato psicofisico, ma la sua vena artistica sembra intatta, anzi fortificata a tal punto da regalarci un disco superiore al primo, una vera gemma. Il capolavoro del disco prodotto da Gilmour è Dominoes che brilla nel finale grazie all’intuizione di una chitarra lanciata in reverse, il riavvolgimento di un nastro all’inverso che simula un risucchio ipnotico su cui Barrett rovescia la melodia e la sua voce opaca registrando al primo colpo. Il risultato è sbalorditivo.


Ma oramai Barrett è solo la sagoma del ragazzo estroverso e tenace del debutto, a soli 24 anni bruciato dalle sostanze psicotrope e da un recondita e forse genetica schizofrenia o destabilizzato da una segreta epilessia, abbandona Londra per non farvi più ritorno, tranne per un breve periodo di rilancio vendite dei vecchi dischi floydiani.

Torna a Cambridge, a casa della madre. Della musica non vuole più saperne. Si dedica completamente alla pittura, la passione che l’aveva rapito quand'era adolescente. La sua regressione nell’infanzia, nel seminterrato dei tempi andati, assume le sembianze di un uomo calvo e sovrappeso. Un’altra persona.

Nel '75 i suoi compagni dei Pink Floyd, reduci dal successo planetario di Dark Side of The Moon, dedicano all’indimenticato amico l'album Wish you were here. Si sprecano le leggende su un'incursione di Syd negli studi durante la registrazione del disco e delle sue parole proferite tra la commozione dei suoi vecchi compagni.

Nell'88 la Capital pubblica una sua raccolta di inediti Opel, in cui spicca la splendida Swan Lee (silas lang) e la tribale jam session Lanky.

Nel 2005, in occasione del live aid di Londra, si vocifera di una possibile presenza sul palco di Syd accanto ai suoi vecchi amici dei Pink Floyd. Ma le voci si rivelano infondate. La stessa esibizione verrà dedicata a Syd - Comunque, stiamo facendo questo per tutti coloro che non sono qui, in particolare, naturalmente, per Syd -– queste le parole di Waters.

Esattamente un anno più tardi, il 7 luglio del 2006, Roger Keith Barrett si spegne all’età di sessant’anni a causa di un tumore. Dall’abbandono delle scene, nel lontanissimo 1970, fino alla sua morte sono trascorsi oltre trent’anni, più di tre decenni di silenzio, di qualche timida raccolta, di qualche colorata ristampa.

Oggi, a cinque anni dalla sua scomparsa, ci resta la sua magnetica figura esile dalla corvina e spettinata chioma, immortalata dal celebre fotografo Mick Rock, e soprattutto tre preziosi dischi: il lisergico ritratto della sua testamatta.

E la sua musica continua a dominare il silenzio

3 commenti:

  1. Leggende narrano che per due settimane, ovviamente sotto effetto di lsd, abbia creduto di essere un mattone in una torre. E per due settimane ha fatto il mattone!!! Capolavoro il primo disco dei Pink Floyd, pregevoli anche i suoi dischi!

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  2. quando si parla di Syd Barrett le leggende si sprecano, ma al di là delle storie resta certa la sua musica.

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  3. ritorno col botto di "Dionel"...
    un amico una volta mi raccontò quest'altro episodio sul conto di Syd...
    all'Ufo Club durante un'esibizione dei Floyd
    tra il pubblico c'era anche Hendrix che avrebbe poi detto a Syd a fine performance...
    "sei il dio della chitarra"
    beh...Jimi aveva capito tutto!

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