Tempi di myspace, di twitter, di facebook, di contest. Tempi in cui blog e siti urlano ogni giorno il nuovo capolavoro, il nuovo miracolo discografico - il nuovo questo e il nuovo quello. Poche, rarissime le volte in cui le parole mantengono fede. Ed allora se come si dice "ai posteri l'ardua sentenza", se l'oggi non è sempre decifrabile possiamo almeno capire come si era. Cosa c'è stato e rimembrare.
E' passato ormai oltre un decennio dal terrore del millenium bug. Per molti scrittori di questo blog e molti lettori gli anni '90 sono stati quelli formativi. Delle prime pomiciate e dei primi atti onanistici. E con ogni probabilità in quegli anni molti di noi (compreso il sottoscritto) hanno fatto una conoscenza a dir poco sconvolgente. Nella loro vita è entrata "Sua Maestà Rock". Ed anche se alcuni dicono di non credere più nel rock, ricordiamogli cosa c'è stato. Innanzitutto è doveroso fare alcune precisazioni, perché l'argomento che qui si vuol trattare è dato dalle produzioni Made In Italy nell'ultimo decennio del millennio scorso. In maniera molto, ma molto, riduttiva si può dire che il concetto di musica rock in Italia è giunto con molto ritardo rispetto agli altri paesi occidentali. Se universalmente è riconducibile al periodo dei "Meravigliosi anni '60" il massimo splendore a livello musicale (soprattutto per quanto riguarda Stati Uniti ed Inghilterra), in Italia le cose andavano leggermente controcorrente. Mentre il dualismo Beatles vs Rolling Stone infervorava, nel Bel Paese si usciva faticosamente dal cantagiro. Si sfiorava il grottesco col fenomeno delle "traduzioni" delle hit anglofone. Si riconosce già allora qualche cane sciolto talentuoso, ma poca roba. Nel decennio successivo le cose miglioreranno cominciando ad avere un certo mood rappresentato sia dagli spaghetti prog., dove gli Area del versatile Stratos sfoggiano grandi dischi; e sia grazie al cantautorato che mostra grande personalità.
Negli anni '80 grazie, probabilmente, all'esplosione di post punk e new wave in Italia giungono finalmente le prime produzioni autoctone. Certo, l'ispirazione al sound anglofono è ancora forte, ma i lavori non puzzano di “plagio” ma sembrano autentici.
Ma, bisogna attendere la caduta del muro per poter vivere la nostra El Dorado. Dalla caduta del muro sino all'avvento dell'euro in Italia si vive probabilmente il periodo più gravido del rock.
Molto lo si deve alla nascita di alcune storiche etichette indipendenti. La defunta Vox Pop, la Mescal (che annovera tra i fondatori Luciano Ligabue) ed il progetto del Consorzio Produttori Indipendenti.
Quest'ultima meriterebbe un capitolo a parte; limitiamoci a dire che è il 1994 quando l'etichetta I dischi del mulo (fondata da Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni) si fonde con la toscana Sonica (creata da due ex componenti dei Litfiba, Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli).
Ed allora partiamo con ordine. Dopo la caduta del muro l'acronimo CCCP diventa caduco e il sensibile Ferretti decide di sciogliere il gruppo. Poco male, da quelle ceneri nasceranno i Consorzio Suonatori Indipendenti, composto oltre che da Ferretti e Zamboni dai nuovi compagni di sbronze Maroccolo, Canali e Magnelli. Una band di tutto rispetto, con Canali e Zamboni alle chitarre, Magnelli al piano, Maroccolo al basso e un redivivo Ferretti alla voce, coadiuvato da Ginevra Di Marco ai cori. Attivi per circa un decennio produrranno una manciata di dischi di cui sono da ricordarne almeno tre. Nel 1994 per la storica emittente Videomusic esce il live unplugged In quiete. Un disco di un intimità avvolgente in cui i CSI ripropongono in chiave acustica alcuni vecchi pezzi dei CCCP, oltre che ad una languida versione di Lieve degli allora esordienti Marlene Kuntz. Nel 1996 tocca al capolavoro Linea Gotica: qui Ferretti, Canali, Maroccolo, Zamboni e Magnelli mostrano il meglio della loro unione. Un disco toccante ed impegnato (Cupe Vampe, Linea Gotica), ammirabile nei suoni (un orecchio attento noterà con grande fatica l'assenza di batteria) e nei testi e dove brilla E ti vengo a cercare, cover di Battiato che duetterà con Ferretti nella registrazione . Nel 1997 con Tabula Rasa Elettrificata la band, con sommo stupore di Boncompagni, giungerà in vetta alle classifiche italiane.
Ovvio, quasi scontato, passare alla band che probabilmente incarna più di tutte il concetto di rock negli anni '90. Chiaro che si parla degli Afterhours e di quel Manuel Agnelli croce e delizia del panorama underground italiano. Cominciano a far baccano sul finire degli anni '80 e dopo un paio di dischi in inglese targati Vox Pop, sempre per la medesima nel 1995 esce la bomba. La decisione di passare alla lingua italiana è forse la chiave di svolta. Tra sonorità post-grunge, noise nostrano e curiosi testi in cut up Agnelli e compagni danno alla luce Germi. Un disco ruvido, graffiante, incazzato; un disco coi contro coglioni. A pezzi storici della band (Germi, Strategie, Dentro Marilyn) rivisti in italiano si aggiunge una particolare cover di Mio fratello è figlio unico del genio Rino Gaetano. Due anni dopo si passa sotto la Mescal e questa volta si grida al capolavoro (e non si è esagerati). Hai paura del buio? è probabilmente l'album più significativo della band (e di diritto uno dei dischi italiani più completi). Un disco miele e ruggine in cui Agnelli sciorina il suo intero repertorio canoro e in cui la band tutta mostra eclettismo raro in Italia. Difficile rimanere impassibili davanti a brani come Punto G, Pelle o Rapace. Nel 1999 sempre su Mescal esce Non è per sempre, un disco più fresco rispetto ai primi due (e se l'uscita dal gruppo di Xabier Iriondo sarà pesante) anche questo disco riuscirà a farsi apprezzare. Nel nuovo millennio è da ricordare Quello che non c'è.
Su Mescal verrà prodotta la trilogia chimica dei Bluvertigo: Acidi e basi (1995), Metallo non metallo (1997) e Zero- ovvero la famosa nevicata dell'85 (1999).
Sempre l'onnipresente Mescal seguirà gli elettrizzanti esordi dei Subsonica con SubsOnicA (1997), Microchip Emozionale (1999) e Amorematico (2002).
In Piemonte, fucina di grandissime band negli anni '80, crescono ed esordiscono i Marlene Kuntz. fragoroso è il loro esordio per la CPI, quel Catartica ancora oggi elevato ad oggetto di culto. La band di Godano mostra un uso della lingua italiana pregevolissimo ed elevano ad arte feedback e noise come nessuno aveva fatto in Italia (per un po si porteranno dietro la scomoda etichetta di "sonic youth italiani"). Disco devastante in cui pezzi come Sonica, Trasudamerica e la bellissima Fuoco su di te portano vento nuovo sulla penisola. Nel 1996 tocca ad un altro piccolo capolavoro dall'eloquente titolo de Il Vile, lavoro più maturo in cui arpeggi melodici e strati di feedback sono dosati con sapienza. Il chiassismo chitarristico tocca vette imponenti in pezzi come Ape Regina. E' da ricordare anche l'ottimo Ho Ucciso Paranoia.
E veniamo a quei Massimo Volume ritornati sulle scene dopo più di un decennio dopo aver impressionato nei nineties. Nulla come loro prima, tutto uguale dopo. Non è ardita questa espressione. Dopo una gavetta di tutto rispetto nel 1993 esce Stanze. Un disco in cui la parola sperimentazione (oltre nella recitazione dei versi anche nel contenuto dei testi Vedute dallo spazio/Ororo) ripercorre in tutte le tracce. Il disco soffre del pensiero di due teste pesanti: Emidio "Mimì" Clementi ed Umberto Palazzo. Come inevitabile che sia uno era di troppo e a fare i bagagli sarà Palazzo che porterà le sue idee nei Santo Niente. Con le idee più chiare nel 1995 è il tempo di Lungo i Bordi che vede un certo Fausto Rossi (autentico cane sciolto della nostra musica) alla produzione. Disco struggente, sospeso tra ricordi sfocati e desiderio di realtà (Primo Dio). Uscirà per Mescal nel 1997, forse, il loro album più rappresentativo, Da qui (che dopo aver sfiorato la produzione di John Cale) è affidato alle sapienti mani di Steve Piccolo. In questi dischi (ma anche nel nuovo Cattive Abitudini) la band mostra il loro marchio di fabbrica: la voce profonda di Mimì a declamare i suoi versi e i sempre presenti Egle Sommacal e Vittoria Burattini a fornire l'ambientazione migliore per accompagnare quelle parole. Saranno una delle band più rappresentative del decennio e fonte di ispirazione per molte band attuali. Mimì è da ricordare ed apprezzare anche nelle vesti di scrittore.
Come detto Palazzo per portare a compimento i suoi progetti fonderà i Santo Niente con i quali darà alla luce dischi di tutto rispetto come La vita è facile del 1995 e 'sei na ru mo'no wa na'i del 1997, entrambi su CPI.
Forgiati dall'esperienza del Great Complotto Pordenone, due membri dei Futuritmi fonderanno due band esplose sul finire degli anni '90. Il primo è il signor Davide Toffolo (che oltre a cimentarsi col rock n' roll è bravissimo e capacissimo autore di fumetti) che fonderà I Tre Allegri Ragazzi Morti. Attivi tutt'ora, anche se incomprensibile è la loro svolta reggae, sul finire degli anni '90 portano a compimento Piccolo Intervento a vivo (1997) bellissimo esordio in rock e Mostri e Normali (1999) contente una Dimmi, cover italiana di Ask degli Smith.
Il secondo è Gian Maria "GM" Accusani che fonda assieme a due signorine (Eva Poles ed Elisabetta Imelio) i Prozac +.
Testi ed abbigliamento sono in bilico tra punk e raver. Esordiscono con Testa Plastica nel '96. Due anni dopo raggiungono il successo con il tormentone Acidoacida e la melanconica Betty Tossica. Nel 2000 torneranno protagonisti con un altro singolo Angelo in 3 Prozac +.
Dalla Toscana, e precisamente da Livorno, giunge una band in costante crescita: ovvero i Virginiana Miller. Nel 1997 esordiscono con la Baracca & Burattini con lo splendido Gelaterie Sconsacrate, disco che riscuoterà successo meritato da parte del pubblico e diversi plausi dagli addetti ai lavori (Altrove, L'uomo di paglia). L'onnipresente Canali parteciperà a produzione e registrazione del disco. La voce del disagiato Simone Lenzi è una carezza calda e profonda, rassicura e rilassa ad ogni ascolto. Nel '99 sarà il turno di Italiamobile. Attivi anche oggigiorno, si ricorda la loro ultima fatica Il primo lunedì del mondo come tra i dischi più belli dell'anno appena trascorso.
Piemontesi come i Marlene Kuntz sono i Fluxus. Attivi dal '92, nel '95 accolgono resti delle ceneri di un'altra storica band, quei Negazione band di culto nell'hard-core italiano. Con Pura lana vergine (1998) mostreranno un sound pregevole in bilico tra hard-core e noise.
Paolo Benevegnù, nome di spicco del cantautorato attuale, muove i primi passi negli Scisma. Tra pop e new wave la sua vena cantautorale è già rintracciabile. Da ricordare Rosemary Plexiglas (1997) e Armstrong (1999).
A marzo è uscito il loro capolavoro Wow (da segnalare, seppur con qualche intoppo, come miglior tour italiano) i Verdena esordiscono timidi ed impacciati nel 1999 (ma attivi dal 1995) con l'omonimo album in cui sono presenti le hit generazionali Viba e Valvonauta. Una delle poche band seguite sin dagli esordi da una major.
Da ricordare sono un gruppo forse sottovalutato in Italia, i catanesi Uzeda. Presi sotto l'ala protettiva da quel re Mida della musica che è Steve Albini (produrrà il loro secondo disco) gli Uzeda mostrano un sound math rock inusuale in Italia; oltre a cimentarsi anche loro in sperimentazioni noise. Consigliati sono gli ascolti di Waters (1993) e Different section wires (1998).
Sono da ricordare anche personalità, cantanti e progetti che hanno avuto successo negli anni recenti ma che hanno fatto palestra negli anni '90. Oltre al pluricitato Giorgio Canali (che assieme ai Rossofuoco ha dato esempio di maestria cantautorale e musicale) è da citare anche l'irriverente e sobrio Pier Paolo Capovilla attivo già sul finire degli anni '90 con i devastanti One Dimensional Man ed ha proseguito come frontman degli schizzati Teatro degli Orrori: Dall'impero delle tenebre (2007) e A sangue freddo (2009) entrambi usciti sull'etichetta Tempesta.
Da segnalare quest'ultima etichetta, nata nel 2000 per volere del bassista dei Tre Allegri Ragazzi Morti, Enrico Molteni. La Tempesta per alcuni versi sta ripercorrendo i fasti vissuti da Mescal e CPI nel decennio precedente mettendo sotto contratto sia la vecchia scuola (One Dimensional Man, Canali, Massimo Volume) sia i delle volte discutibili esordienti ed esponenti del "nuovo rock italiano".